Gli stipendi degli italiani, già non elevati, non crescono nel 2017

di redazione 05/11/2018 ECONOMIA E WELFARE
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L'Istat ha certificato che l'economia italiana sta rallentando e qualche campanello d'allarme arriva anche per i portafogli dei cittadini: la pur lieve crescita delle buste paga sembra si sia inceppata.

Anzi, nel primo semestre dell'anno le retribuzioni dei dipendenti nel settore privato hanno invertito il segno, passando dal +0,2% che era stato portato in eredità dal 2017 (rispetto al 2016) a una variazione tendenziale del -0,1% (nel periodo gennaio-giugn 2018, sugli stessi mesi del 2017).
 

I dati arrivano dal Salary Outlook dell'Osservatorio JobPricing, il database costruito attraverso le informazioni sulle buste paga comunicate direttamente dagli utenti del web. A pagare maggiormente il conto, dicono gli esperti, sono i dirigenti che arrivano a una retribuzione annua lorda (RAL) di 100.866 euro e incassano dunque un taglio dello 0,9%. Stagnante la busta paga delle altre categorie professionali: quella dei quadri a 54.023 euro, quella degli impiegati 30,791 e quella degli operai a 24.871. La media nazionale risulta quindi di 29.358 euro lordi annui.Il dato è in linea con quanto risulta all'Ocse per il 2017 e permette dunque di far scattare il confronto internazionale. L'Italia non ne esce bene, visto che nell'Eurozona è la terza economia ma scende al nono posto per stipendio medio. La Francia ci è sopra di una sola posizione, ma il salto retributivo è importante: con oltre 37mila euro annui, offre stipendi medi del 25% superiori.


Gli esperti annotano un altro fattore rilevante: sebbene le retribuzioni contrattuali - ovvero quelle definite dalla contrattazione collettiva e censite dall'Istat - siano cresciute dello 0,8% nel periodo analizzato, il mercato privato risulta fermo: "Questa discrepanza si può ascrivere in primo luogo al fatto che molti aumenti contrattuali siano stati "assorbiti" dai datori di lavoro, consolidando ma non aumentando le retribuzioni già posizionate oltre i livelli previsti dai CCNL".


C'è un altro campanello d'allarme che fanno scattare gli osservatori del mercato retributivo: se negli anni tra il 2014 e il 2017 la lieve crescita dei salari si è accompagnata a prezzi in calo, moltiplicando il beneficio per i bilanci delle famiglie, nel primo semstre la stagnazione delle buste paga è stata surclassata dalla ripresa dell'inflazione (+0,8%), con l'effetto di ridurre il potere d'acquisto dei lavoratori come appunto non accadeva da tempo.

Il rapporto scandaglia il mondo retributivo in base alle variabili geografiche, di età e via dicendo. La linea conduttrice dell'analisi è la frattura del panorama. La prima "sperequazione" riguarda la cesura tra i pochi che guadagnano molto e gli altri: "La curva di distribuzione delle retribuzioni in Italia concentra oltre il 60% della popolazione fra i 20.000 euro lordi annui e i 31.000. Retribuzioni superiori ai 40.000 euro sono appannaggio di solo il 6,4% e nemmeno l'1% supera i 100.000. Fra i meglio pagati dalle aziende e la base con la retribuzione più bassa, considerando anche il variabile, c'è in media un multiplo retributivo pari a 10,3".

Emerge poi con forza la differenza tra il Nord, con media retributiva di 30.622 euro lordi annui, il Centro 28.569 e il Sud con Isole 25.961: al Nord si guadagna il 7,2% in più che al Centro e addirittura il 18% in più che al Sud e Isole. Del distacco tra donne e uomini si è detto, mentre a livello settoriale resta il mondo della finanza quello meglio pagato, dove addirittura si registra una crescita rispetto al 2017 nonostante il trend generale negativo. Nel primo semestre 2018 la retribuzione media nei servizi finanziari è stata di 40.660 euro lordi contro una media nazionale di 29.358 euro. Agricoltura, Edilizia e Servizi sono i macro-settori peggio pagati, con retribuzioni sensibilmente al di sotto della media italiana. Infine, dai dati arriva un elogio della laurea: se è magistrale, offre una prospettiva retributiva migliore del 42,5% rispetto a chi non la prende.

Il database di JobPricing è costituito da circa 400mila profili retributivi relativi a lavoratori dipendenti di aziende private, raccolti durante il periodo 2014-2018. I dati sono il risultato di un algoritmo di calcolo ex-post, denominato "Riporto all'Universo", che assegna a ciascun profilo retributivo presente nel Database il corrispettivo peso che esso detiene nell'intero universo dei lavoratori dipendenti, ossia il numero di lavoratori che possiedono le medesime caratteristiche di quel profilo retributivo nel mercato del lavoro italiano. I pesi sono stati ricavati dalla "Rilevazione trimestrale sulle Forze di Lavoro ISTAT" 


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